Il movimento ecologico che si sta diffondendo con frenetica esaltazione in Europa sembra essere diventato la più grande preoccupazione dei giovani e le iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica li vedono sempre in prima fila al seguito di personaggi a volta poco rappresentativi e significativamente fuori posto.
La prima ragione è proprio la giovane età che al di là delle menzionate preoccupazioni per il loro futuro su una terra inquinata, non hanno di contro conoscenze, né tanto meno competenze per ergersi a leader di movimenti ecologisti sbandierando ideologie di dubbia consistenza con il tanto più gravoso dubbio della manipolazione da parte dei governi stessi o qualche lobby, multinazionali o chicchessia che ha interessi a creare una situazione di allarmismo a mio avviso infondata.
Anzi a voler essere chiari inquinata proprio da questa corrente ecologica che vorrebbe un mondo più sicuro.
Già, perché sotto l’etichetta di ecologia per un mondo migliore, si protesta contro l’inquinamento per salvare la terra e quindi il futuro di questi giovani. Ma è proprio qui la profonda contraddizione che ne scaturisce.
Questi movimenti non fanno alcuna differenza tra l’inquinamento e le trasformazioni della terra. Anzi è proprio all’inquinamento che si attribuiscono catastrofi ambientali come lo scioglimento dei ghiacci, l’abbassamento dei mari, l’inquinamento dell’aria, l’effetto serra, i terremoti e le alluvioni.
Questo modo di pensare è sintomatico di una scarsa conoscenza del nostro pianeta e poco importa se scienziati e tuttologi di ogni sorta continuano a supportare queste fantomatiche supposizioni andando a sciorinare dati e statistiche riferite agli ultimi cinquanta o cento anni con previsioni ancora più allarmistiche che prefigurano la fine del mondo entro i prossimi cinquanta anni, nonostante che flebili voci di più documentati esperti siano in grado di confutare ogni loro baldanzosa affermazione con più realistiche motivazioni.
Ricapitolando e cercando di fare chiarezza il problema, secondo il mio punto di vista, va esaminato sotto due aspetti.
Il primo riguarda l’inquinamento vero e proprio e il secondo riguarda invece il clima.
Nel primo caso si evidenzia da subito una forte contraddizione all’interno del movimento citato sopra che nasce in Europa e tenta un approccio negli Stati Uniti. Dai dati statistici risulta che questi due continenti sono quelli che inquinano meno avendo già da tempo adottato misure di controllo in proposito. Di contro il movimento ecologista non considera che i paesi che inquinano più di tutti in assoluto sono la Cina, l’India e la Nigeria che, chissà per quale motivo, sono completamente ignorati.
Questa contraddizione lascia molte perplessità sulla vera finalità del movimento ecologista che tra l’altro focalizza la sua attenzione sui rifiuti comuni, quelli domestici, mentre mai azzarda a suggerire che sarebbe più opportuno ridurre o eliminare la produzione di materiale inquinante come la plastica o il carburante.
Nel secondo caso invece appare più che palese una totale ignoranza del movimento ecologista in merito al clima, quando attribuisce i disastri ambientali all’inquinamento.
Credo che per quanto l’uomo si possa impegnare a sporcare la terra, mai riuscirebbe ad evitare uragani, terremoti, scioglimento dei ghiacci e altre avversità che dipendono esclusivamente dalla Natura.
Madre Natura ha le sue leggi e l’uomo nulla può per sovvertirle. Facendo un paragone allegorico è come se un bambino spargesse la casa di tutte le più orribili immondizie e i suoi genitori si allarmassero perché così facendo farebbe crollare tutta la casa.
Per spiegare meglio il rovescio di questa medaglia che sembra avere un valore inestimabile, bisogna fare un bel salto nel passato, perché la memoria dell’uomo è corta e certe storie sono state cancellate. Infatti dal 1300 al 1800 ci furono varie PEG (Piccole Ere Glaciali) che tormentarono l’Europa con inverni lunghissimi e enormi regioni completamente ricoperte dai ghiacci. Fenomeni questi attribuiti anche alle attività vulcaniche che con le loro enormi quantità di fumi nerastri oscurarono i raggi del sole creando un condizione paragonabile al contrario dell’effetto serra. I vulcani che furono in eruzione durante la piccola era glaciale e che di conseguenza possono aver contribuito al raffreddamento del clima, includono il Billy Mitchell (Papua Nuova Guinea) nel 1580, il Mount Parker (Filippine) nel 1641, il Long Island (Papua Nuova Guinea) nel 1660 e l’Huaynaputina (Perù) nel 1600 e in ultimo quella del Krakatoa nel 1883.
Famosa poi la carestia del 1315 che fece oltre 1,5 milioni di morti perché le terre ghiacciate non producevano più.
Questo a dimostrazione che quando il nostro pianeta decide di cambiare faccia non aspetta certo il benestare dell’uomo.
Ma c’è un altro aspetto che ritengo molto più interessante e che in qualche modo si ricollega a quell’ignaro movimento ecologista inconsapevole del perché si stia allarmando tanto.
La storia della religione ci insegna che prima di Mosè il suo popolo adorava il vitello d’oro o il bue sacro. Animale che si ritrova anche nelle raffigurazioni del Mitraismo e in altre religioni di quel periodo (circa tra il 4.300 a.C. e il 2.150 a.C.) contro cui lui si scaglia per lasciare spazio all’Ariete, agnello che verrà sacrificato per redimere i peccati. In seguito una nuova credenza religiosa vide in auge il cristianesimo che come simbolo assunse il pesce, raffigurato in molte cripte con il famoso simbolo stilizzato. Non a caso Gesù è fra l’altro famoso per la moltiplicazione dei pesci e quasi tutti i suoi apostoli erano pescatori, quindi in qualche modo legati ai Pesci, era in cui attualmente viviamo.
Ora la scienza ci dice che per causa dell’inclinazione dell’asse terrestre, si verifica la così detta Precessione degli Equinozi. In altri termini la posizione della terra nella sua rivoluzione attorno al sole varia ogni 26.000 anni circa (25.765 anni detto Anno platonico) impiegati per compiere un ciclo completo.
Durante questo periodo l’asse terrestre attraversa i segni dello zodiaco a ritroso rispetto a quello a cui siamo abituati astrologicamente. Passa cioè dal Leone al Cancro, poi ai Gemelli, al Toro, all’Ariete, ai Pesci, all’Acquario e così via.
Ogni passaggio richiede all’incirca 2.200 anni.
Per quanto detto sopra, questo significa che l’era dei Pesci è vicina alla sua fine e la nuova era in avvicinamento è quella dell’Acquario.
Così come il passaggio dal giorno alla notte non avviene in maniera repentina, e il passaggio delle stagioni segue un processo lento e graduale, lo stesso dicasi per il passaggio da una era astrologica ad un’altra. Nell’approssimarsi della nuova era gli effetti di quella che ci lascia si attenuano mentre via via si fanno sempre più evidenti quelli della nuova era. Fra circa 250 anni saremo entrati in quella dell’Acquario e avremo lasciato i Pesci con tutto ciò che ne consegue.
Ora la domanda più ovvia è: cosa centra tutto ciò con i cambiamenti climatici? Fare profezie in merito sarebbe follia, ma certo è che così come in passato ogni era astrologica che si ricordi (quella del Toro, dell’Ariete e dei Pesci) ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’umanità caratterizzando ogni passaggio con una impronta caratteristica, non si può non ipotizzare che anche l’era dell’Acquario avrà i suoi influssi sul clima e sull’umanità stessa. Si suppone infatti che, così come quella dei Pesci era legata alla “conoscenza”, questa nuova era sarà caratterizzata dalla “consapevolezza”.
E forse è proprio questa astrale influenza che già aleggia sul nostro pianeta a risvegliare gli animi più sensibili verso certi problemi. Il cambiamento è già iniziato e non riguarda solo le condizioni climatiche ma anche lo spirito di ogni singolo individuo che prima o poi nei prossimi 2.200 anni dovrà riconsiderare se stesso e tutta la sua esistenza.
23-09-2019