Percezione

A scuola abbiamo imparato che c’è un sistema chiamato “unità di misura” che ci aiuta a definire le cose che ci circondano come solidi, liquidi, distanze, pesi e molto altro ancora. Da sempre l’uomo ha avuto la necessità di misurare tutto ciò che lo circonda per i motivi più diversi.

All’inizio dei tempi non esistevano unità di misura e le prime misurazioni cominciarono a prendere come riferimento parti del corpo umano come le dita, le braccia e i piedi. Tuttora in alcuni paesi anglosassoni sono rimasti in uso, come ad esempio il pollice (inch) che ha un valore di circa 2,45 cm, del piede, di solito piedi (feet) con un valore di circa 33 cm. Presso gli antichi romani una delle unità di misura era il braccio, o meglio dell’avambraccio dal gomito alla punta delle dita (cubito) di circa 45 cm. Erano ovviamente misure di riferimento molto approssimative anche se utilizzate con molta attenzione.

Furono i Sumeri ad adottare un sistema di misurazione più evoluto che stranamente fu introdotto molto prima di altre civiltà. Essi infatti misero in uso il così detto “sistema sessagesimale” basato sul numero 60. Da qui deriva il criterio tuttora attuale di suddividere il giorno in 24 ore, il cerchio in 360 gradi, le stagioni in 12 mesi. Tutti questi numeri sono multipli di 6 così come la dozzina (12) presa come unità di misura per le quantità.

Nel mondo occidentale invece ha prevalso il criterio di misurazione “decimale” derivante probabilmente dall’uso di contare con le dita delle mani. Cosa che in verità si verifica anche in altri paesi del mondo. Ne risulta che le mani sono il primo e il più utilizzato strumento di misura in assoluto. Ovviamente con tutte le sue limitazioni. Infatti non consente di effettuare vere e proprie misurazioni restringendone l’utilizzo al solo calcolo matematico. Ne consegue che la ricerca di nuovi sistemi per calcolare altre misurazioni ha spinto le civiltà ad affinare altri sistemi che nel tempo si sono sempre più evoluti fino a raggiungere la precisione che conosciamo oggi. Un forte impulso a questa evoluzione è stato l’introduzione di strumenti creati appositamente per facilitare ogni operazione di calcolo e di misurazione. L’elenco di questi strumenti è vastissimo perché estremamente diversificato da paese a paese anche se molti si accomunano partendo dall’oggetto che ne stabilisce lo stesso criterio di misurazione.

Oggi possiamo dire che anche nella vita comune ci rimane facile eseguire certe misurazioni senza dover ricorrere all’uso di strumenti veri e propri. Basti pensare che se oggi si vuole comperare ½ litro di vino basta andare in un negozio e trovare la bottiglia che contiene esattamente questa quantità. Cosa che fino a 70-80 anni fa nei negozi di mescita o nelle osterie era ancora in uso una specifica bottiglia per la misurazione con tanto di tacca e di piombo apposto dall’ufficio competete per scongiurarne un uso illecito. Così come è altrettanto facile che in media 4 bicchieri di vino facciano un litro, perché in genere i bicchieri sono da 250 ml. Ma siccome ovunque le bottiglie di vino contengono 750 ml i quattro bicchieri devono essere da 200 ml, cosa molto più frequente. Anche l’acqua è spesso venduta in bottiglie da 1 lt o da 1,5 litri. Poco importa però sapere che un litro d’acqua pesa 1 kg, però ci lamentiamo quando la confezione di 6 bottiglie da 1,5 litri pesa ben 9 kg (più la plastica). Ora 1 lt di acqua se messa dentro una scatola, ha le dimensioni di un cubo di 10 cm di lato. Se ingrandiamo questo cubo fino ad avere i lati di un metro otteniamo un metro cubo e il peso dell’acqua in esso contenuta arriva a ben 1000 kg (una tonnellata). Sapendo queste nozioni di base possiamo stabilire che un bicchiere d’acqua da 250 ml pesa 250 gr (tolto il vetro).

Ma riusciamo ad avere la stesa capacità di calcolo per esempio di una mela, di un cuscino, di una bicicletta, di un cucchiaino da caffè? Molto probabilmente no anche perché non ci interessa poi molto sapere questi valori, salvo in rare occasioni. Ci interessa molto di più sapere invece il peso della nostra valigia in procinto di un viaggio in aereo affinché non superi i 25 kg concessi dalla compagnia aerea per evitare di pagare un sovrapprezzo. Ma quanti sanno dare un peso al proprio bagaglio senza ricorrere all’uso di una bilancia? E vi siete mai trovati con il problema di non riuscire a mettere tutte le valigie nel portabagagli della vostra auto perché non avete calcolato bene l’ingombro delle valigie in rapporto al volume del bagagliaio? Forse con il tempo e l’esperienza riuscirete a trovare una soluzione.

L’esperienza aiuta molto e direi che è quasi fondamentale per poter affinare la nostra percezione delle cose che ci circondano o delle situazioni in cui ci andiamo a trovare. Per esempio quante volte avete dovuto fare una brusca frenata con la vostra auto quando avete calcolato male la distanza che vi serviva per evitare di fare un tamponamento? Ovviamente ci sono delle linee guida che dicono che se vai alla velocità di 45 km/hr occorrono 25 mt per fermarti. Ma non sempre possiamo scendere dall’auto e andare a calcolare con il metro la distanza fra nostra auto e quella che ci precede. Tutto è affidato alla nostra capacità di percezione che serve a stabilire il rapporto tra velocità e distanza e i nostri tempi di reazione. Questo è ancor più vero quando affrontiamo una curva a una velocità inadeguata con il rischio di finire fuori strada.

La percezione non è uno strumento di misura vero e proprio e molto spesso risulta ingannevole. Ad esempio è ben noto che durante un periodo di attesa la percezione del tempo ce lo fa sembrare lunghissimo mentre in una situazione piacevole e divertente il tempo sembra accorciarsi e volare via. In ogni altro momento è facile calcolare il tempo che scorre semplicemente guardando l’orologio.

Altrettanto si può dire nella percezione del caldo e del freddo. Per esempio 20°C in inverno, quando le temperature medie oscillano fra i 10°/15°, possono sembrarci quasi primavera avanzata, mentre 20°C in estate, quando la media oscilla fra i 25°/30°, 20° possono sembrarci freschini.

Ovviamente la percezione è strettamente legata a caratteristiche soggettive e ciascun individuo percepisce le cose in maniera diversa, anche se molto dipende dalle esperienze vissute. La percezione infatti ci aiuta a capire dove si annidano i pericoli e fare in modo che si possano evitare o addirittura prevenire.

La percezione deriva direttamente dai nostri sensi e dalla nostra sensibilità.

Se ci troviamo in un ambiente molto rumoroso, come per esempio in una discoteca, è facile che cerchiamo di allontanarcene perché un suono troppo elevato potrebbe compromettere il nostro udito. È noto infatti che il suono è espresso in Decibel, dal nome dello studioso che per primo ne ha stabilito la possibilità di misurarlo. Ma non andiamo certamente in discoteca con un misuratore di decibel per assicurarci che il suono non ci danneggi. Un altro esempio di percezione è la capacità di stabilire il numero di persone in un locale affollato, proprio come in una discoteca. A meno di conoscere l’ampiezza del locale non resta che affidarsi ad una valutazione approssimativa.

In fondo la percezione è ciò che ci consente di esprimere una valutazione che si avvicina il più possibile alla realtà che ci circonda quando non abbiamo gli strumenti adatti o non siamo in grado di misurarla con esattezza.

In una gara di F1 possiamo supporre che la velocità media superi i 250 km/hr ma non siamo in grado di stabilirlo esattamente per ogni singola vettura a meno di non avere un cronometro e conoscere la lunghezza della pista.

Le stesse difficoltà si incontrano quando si vuole comperare un nuovo divano da sostituire al vecchio. Se non si prendono preventivamente le misure dello spazio disponibile rimane difficile stabilire a occhio se il divano scelto entrerà o meno in quell’area. Figurarsi poi se siamo in grado di valutare l’ampiezza di un terreno che circonda la casa dei nostri vicini, o l’altezza di uno dei tanti grattacieli di Chicago, o la lunghezza della grande barca ormeggiata in darsena, o il peso di una nave da crociera, o la distanza percorsa durante una passeggiata.

Ovviamente questi sono esempi che poco ci interessano per la vita di tutti i giorni ma ci sono un’infinità di altre occasioni in cui la percezione della realtà è estremamente soggettiva come ad esempio riuscire a fare un parcheggio, salire su una scala a pioli, calcolare gli ingredienti per la preparazione di una pietanza o mettere la giusta quantità di sale nell’acqua per cuocere la pasta. Soprattutto in cucina non sempre si ricorre al bilancino per preparare la giusta quantità degli ingredienti ma si ricorre più spesso all’esperienza maturata e alla percezione che da essa ne deriva.

La nostra approssimativa percezione della realtà, insomma, non ci consente di dare una valutazione oggettiva a ciò che ci circonda in termini numerici misurabili. La percezione è figlia in primo luogo dei sensi e in secondo luogo dell’esperienza e per tale motivo pecca di soggettivismo, che comunque, per quanto affinata, mai consente di avvicinarsi alla vera dimensione dell’ambiente in cui viviamo.

Si può desumere che la nostra percezione in fondo non è altro che una visione illusoria che ci spinge continuamente a dare una dimensione alla nostra vita e allo stesso tempo ad attribuirle un valore misurabile, almeno materialmente.

28-02-2021

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