Premesso che non sono esperto in materia e non possiedo nessuna qualifica accademica in architettura, ho però sempre avuto una grande passione per quest’arte, passione che insieme alla curiosità mi ha spinto a pormi alcuni interrogativi sul significato delle scale.
Quando parlo di scale non mi riferisco a quelle che si trovano all’interno dei palazzi o di tutte le altre scale funzionali ad uno specifico scopo e che di architettonico hanno poco o niente. Neanche le scale della Torre Eiffel, benché appartengano strutturalmente ad un’opera architettonica, a mio avviso non possiedono un significato degno di menzione. Lo stesso dicasi per quelle della Statua della Libertà a New York che addirittura sono nascoste all’interno della struttura stessa.
Le mie osservazioni si riferiscono invece a quelle scale, o meglio scalinate, che sin dai tempi antichi hanno caratterizzato strutture architettoniche famosissime attribuendo una sorta di personalità all’opera stessa, pur se apparentemente potrebbe sembrare logico considerarle superflue ai fini pratici, o addirittura un ostacolo.
Il Partenone di Athene era contornato su tutti i quattro lati da scaliate ormai ridotte in macerie. Su questo modello sono stati edificati nel tempo molti templi simili un po’ ovunque nei paesi mediterranei.
Ma prima ancora le Ziggurat sumere avevano scalinate ben più maestose, simili a quelle che si ritrovano nelle piramidi delle popolazioni precolombiane in sud America.
I romani antichi ripresero la tradizione ellenica nel costruire scalinate per i templi intorno al foro o difronte al senato.
In tempi più recenti la spettacolarità architettonica delle scalinate ha continuato ad abbellire molti altri manufatti e quasi sempre la funzione scenica ha prevalso a confronto con l’apparente futilità di quella simbolica. Basti pensare al Vittoriale, il Monumento ai Caduti, di Roma e lì accanto la scalinata che conduce all’Ara Coeli, quella di Trinità de’ Monti o quella di Santa Maria Maggiore dal lato di via Cavour. A questi potrebbero essere aggiunti molti altri esempi sparsi ovunque, in Italia e nel mondo e in particolare nei paesi dell’estremo oriente, soprattutto in Cina dove moltissimi templi buddisti sono arroccati in cima a vette elevatissime raggiungibili solo da interminabili scalinate.
Perché dunque le scalinate avevano e hanno tuttora così tanta importanza e così largo impiego in quelle strutture architettoniche di carattere religioso o che rivestono un particolare valore sociale?
La ragione principale risiede a mio avviso in un aspetto psicologico di fondamentale significato.
L’accesso ad un luogo sacro, in genere la casa di una divinità, non può avvenire in maniera semplice. Avvicinarsi ad una divinità richiede devozione e fatica, ma anche sottomissione e sforzo fisico. Dal basso della terra si deve salire gradino per gradino fino al luogo sacro guadagnandosi l’accesso che porta al cospetto della divinità. Ciascun gradino deve corrispondere ad una penitenza, ad un pentimento. E più la divinità è importante più la scalinata è ripida e faticosa.
La scalinata rappresenta una sorta di distacco tra la vita terrena e il divino, il quale posto in una posizione elevata si trova di conseguenza più vicino al cielo, o meglio alla volta celeste.
Allo stesso modo gli edifici o i monumenti che non rappresentano un carattere religioso ma hanno un particolare significato sociale che richiede rispetto, sono accessibili da scalinate che stanno a rappresentare la distanza che c’è fra il popolo e l’autorità o ciò che il monumento rappresenta come valore istituzionale.
A fare da contrapposizione alle scalinate verso l’alto ci sono esempi che invece rappresentano scalinate verso il basso. Fra le più famose Il Pozzo di San Patrizio a Orvieto ma anche quelle del palazzo Chand Baori –Abhaneri in India che scendono fino alle acque di una fonte sacra. Molte altre scalinate verso il centro della terra hanno significato analogo a quelle che conducono verso il cielo. La sola differenza è che verso il basso ci si avvicina all’Ade o Averno che nella mitologia rappresenta il regno delle ombre o dei morti, inaccessibile ai vivi.
Se poi si vuole allargare il discorso in maniera allegorica, perfino gli anfiteatri possono essere assimilati a scale discendenti con le loro gradinate che vanno in basso verso il palcoscenico o proscenio. In questo caso il pubblico assiste ad una rappresentazione allegorica della vita (spettacolo) da una posizione elevata che lo pone quasi al di sopra degli accadimenti reali, così da avere l’impressione che quello che accade nella realtà è più importante di ciò che accade sul palco. Questo prescindendo dalle ragioni tecniche che architettonicamente giustificano la forma dell’anfiteatro al fine di dare una migliore risposta acustica.
In conclusione le scalinate, che salgano o che scendano, non sono semplicemente delle soluzioni architettoniche atte a dare una apparenza scenografica alla vista ma in qualche modo stanno a significare qualcosa che va ben oltre la semplice composizione strutturale.
21-08-2021