Gli italiani hanno un concetto di politica medievale che mal si adatta ai tempi correnti e che dovrebbe essere assolutamente e radicalmente riconsiderato. Fa rabbrividire sentir parlare ancora di fascismo e comunismo quando ormai l’uno e l’altro sono ideologie anacronistiche che a breve celebreranno il centenario della loro estinzione. E come se si continuasse a parlare di Guelfi e Ghibellini o di Sadducei e Farisei.
Eppure c’è ancora chi caparbiamente rimane attaccato a quelle ideologie considerandole come unica soluzione per garantirsi una connotazione di appartenenza politica.
Poco importa se nel frattempo la politica è stata sostituita dalla globalizzazione economica prima e quella sociale poi.
Poco importa se mentre le classi più in basso continuano a fronteggiarsi in questi scontri anacronistici, il potere ne usurpi i diritti fino a privarli della libertà.
Né vale sostituire le etichette ideologiche del passato con quelle nuove di destra e sinistra, perché concettualmente cambia poco e sostanzialmente nulla.
Che in politica ci sia la necessità di una contrapposizione di idee fra le parti è naturale e anche essenziale al fine di garantire un sano contraddittorio da cui poi far scaturire nuove idee a vantaggio della società. Ne sono prova i governi anglosassoni come i repubblicani e i democratici negli USA o i liberali e i conservatori in UK.
Ma se la contrapposizione finalizzata a nuove idee può sembrare utopistica la ragione va ricercata proprio nel fatto che né l’una né l’altra parte si impegnano per le idee in quanto troppo prese e attaccate alle ideologie.
Questo fa sì che sempre più la politica si distacchi dalla realtà sociale creando a sua volta una classe politica “istituzionale” (fatta da partiti, governo, banche e via dicendo che agisce a suo piacimento più spesso impegnata a garantirsi i privilegi e a prescindere dalle necessità del paese) e dall’altra una classe politica definita “popolare” che continua a dibattere su principi ideologici e contrapposizioni di parte senza mai addivenire a qualcosa di costruttivo.
Se è vero che il comunismo e il fascismo nel bene e nel male costituirono una sorta di rivoluzioni ideologiche atte a stabilire nuovi principi sociali finalizzati ad abbattere quegli ostacoli che impedivano alla popolazione di vivere dignitosamente nel loro paese, è altrettanto vero che l’uno e l’altro appartengono al passato, a tempi in cui le condizioni di vita erano enormemente diverse da quelle attuali e dove la vita di ciascun essere umano valeva meno di zero, con eserciti sbattuti al fronte come carne da macello.
Ci volle il contributo di intellettuali di spessore per poter ristabilire un ordine di idee che ripristinasse valori fondamentali per la società allo scopo di renderla civile.
Drammaticamente però la politica fece sue quelle idee trasformandole in ideologie spesso stravolgendone il significato a suo piacimento e vantaggio.
È per tale ragione che ci si dovrebbe liberare di certi stereotipi ideologici e pensare con una più ampia e moderna visione della società riportando la politica a strumento di attuazione di idee evoluzionistiche anziché lasciare che essa agisca come strumento di potere a danno della popolazione.
31-10-2021