CRISI ENERGETICA 2022

Già i romani antichi avevano stabilito la regola del “do ut des” (do se tu dai) e in tempi più recenti gli inglesi l’hanno banalizzata con un “give and take” (dai e prendi).

Le comodità a cui ci siamo abituati con il benessere sviluppatosi nei decenni dal dopoguerra a oggi non sono regalie concesseci dai vari governi ma conquiste dovute all’impegno sociale, al lavoro e agli sforzi di quanti hanno contribuito a quello che viene comunemente chiamato progresso.

Tutto questo nonostante che la politica o altre entità più orientate a interessi economici non sempre abbiano favorito questo sviluppo.

Ora è pur vero che nulla dura in eterno e che eventi imprevisti possono cambiare il corso della storia, ma se certe situazioni sono prese come occasioni per imporre limitazioni o pretesto per togliere ciò che si è conquistato allora si entra in nuovo assetto sociale.

È giusto che se un determinato problema riguarda tutti, allora tutti devono contribuire in maniera solidale.

Ma se si vanno ad intaccare quelli che sono diventati ormai bisogni primari e non più beni voluttuari, si entra in un ambito di inevitabile riassetto sociale.

Utenze come elettricità, acqua, gas che sono i tre elementi base della pianificazione energetica, vanno garantiti a prescindere da qualsiasi altra considerazione, e non come beni di lusso.

Sono elementi senza i quali la società non può funzionare.

Senza queste risorse si ferma un meccanismo che è alla base del vivere comune con conseguenze a dir poco allarmanti.

Non è ammissibile che la tecnologia non sia in grado di dare risposte per trovare soluzioni alternative. Anzi sembra che le soluzioni siano state già ampiamente collaudate ma che non vengano prese nella dovuta considerazione dai governi.

E non si tratta solo di salvare il paese dal punto di vista energetico ed ecologico, ma di dare continuità ad un sistema sociale che non può più fare a meno di utilizzare queste risorse. Se le energie tradizionali non sono più disponibili o adeguate alle esigenze dei tempi allora ci si deve impegnare ad aprire nuovi orizzonti verso le nuove fonti energetiche.

Non basta chiudere i rubinetti.

Perché se mi togli da una parte, poi non prendi dall’altra.

I governi devono essere consapevoli che per continuare ad avere consensi devo dare alla gente ciò di cui ormai non può più fare a meno.

Altrimenti non avranno nulla in cambio e sarà crisi vera, ma non energetica bensì sociale.

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