La Bicicletta

C’era riuscito, finalmente aveva realizzato il suo sogno, neanche lui sapeva come ma alla fine era riuscito a comprare la bicicletta tanto desiderata. Con pochi spiccioli messi da parte in quei lunghi mesi in cui aveva lavorato come aiutante in un forno dove si faceva il pane, a spostare sacchi di farina sin dalle prime ore dell’alba, per poi tornarsene a casa verso metà giornata tutto impolverato di bianco. Ma alla fine aveva raggiunto il suo scopo.

L’aveva comperata usata da un amico del suo datore di lavoro. Il fornaio aveva saputo di quel suo sogno e alla prima occasione ne aveva parlato con il suo amico che aveva acconsentito a vendergli la sua vecchia bicicletta per pochi soldi. Era al settimo cielo, ma quelle due ruote avevano bisogno di una sistemata.

Così dopo il lavoro, benché stanco e con le spalle doloranti per i tanti sacchi di farina trasportati, si metteva con calma a riparare ora i freni, ora la sella e poi il resto oliando la catena e la corona dei pedali. E quando finalmente riuscì a sistemare tutto, salirci sopra fu per lui una sensazione che a fatica riuscì a contenere.

Si sentiva libero di correre lungo il viale che costeggiava il Parco Centrale del paese e poi, dopo averci preso maggiore confidenza, si divertiva a svicolare per le viuzze fra quelle vecchie case, per poi sbucare sulla Piazza Del Duomo, che la domenica si riempiva di gente.

Carmine aveva appena sedici anni ma ormai si sentiva già adulto, aveva una bicicletta con cui poteva correre in lungo e in largo per il suo paese e già si sentiva pronto ad avventurarsi giù per la Provinciale, la strada che appena fuori da Porta della Vittoria si snodava attraverso i campi coltivati a girasoli e poi si perdeva nella macchia giù a fondo valle. Un giorno l’avrebbe percorsa tutta quanta e avrebbe finalmente visto quei luoghi che gli sembravano così lontani. Un giorno, con la sua bicicletta, avrebbe sfrecciato su quella strada a gran velocità, con il vento sulla faccia e con le guance arrossate, assaporando quel profumo di fresco che veniva portato dalla brezza del bosco dove i vecchi del paese, quando era stagione, vi si recavano a raccogliere funghi.

I suoi amici non avevano la bicicletta. Con loro aveva trascorso bei momenti dalla sua infanzia ma ora lui aveva la sua bicicletta e quasi non aveva più interesse a continuare con loro quei giochi da ragazzini. E quelli quando lo vedevano correre a gran velocità, quasi lo prendevano per matto. “Ma dove dovrà correre così veloce!” Si domandavano con malcelata invidia, restando a guardarlo mentre si allontanava giù per la Provinciale.

“Un giorno arriverò in città e lì mi vedranno tutti quanti sulla mia bicicletta”.

Il suo nuovo traguardo era laggiù, lontano da quel paese che cominciava a sentire un po’ stretto, troppo piccolo per i suoi giri e che non poteva più offrirgli spazi ampi quanto desiderava. La città sì, lì avrebbe trovato quello che sognava. Carmine sognava di viaggiare, voleva conoscere il mondo, evadere da quella piccola comunità paesana che lo aveva visto crescere. Ma ora lui era grande, si sentiva adulto, poteva correre su due ruote, sfrecciare come il vento, provare l’ebbrezza della velocità. Nessuno ormai poteva più fermarlo. La città era là ad aspettarlo.

Il mattino seguente alle prime luci dell’alba, era di nuovo lì a caricarsi sulle spalle sacchi di farina.

04-12-2023

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