Anima e Spirito

Nella lingua corrente si tende ad un uso cristallizzato di alcune parole come spirito e anima, soprattutto quando si affrontano argomenti di carattere filosofico, mistico e religioso. Ovviamente tale uso è reso stereotipato dal fatto che è più diffusamente comprensibile e in teoria dovrebbe sollevare da qualsiasi dubbio sul significato di questi termini. È indiscusso che certa cultura tramandatasi nei secoli ha fatto in modo che simili consuetudini venissero accettate a priori rendendole quasi insostituibili, ma se ci si dedica per un istante a una analisi del loro significato, ecco che si scoprono insospettate alternative.

Innanzitutto anima e spirito, pur se spesso usati in maniera indifferenziata, stanno ad indicare due entità ben distinte e separate.

Non a caso ci sono sette che si dedicano allo spiritismo (cfr. Allan Kardec – Il Libro Degli Spiriti – 1857) e altre all’animismo (termine introdotto da E.B. Tylor – 1867).

In genere, lo spiritismo tende a seguire un concetto pseudo religioso di conservazione del contatto con il mondo degli spiriti, solitamente identificato con l’aldilà. L’animismo invece sta a indicare la credenza dei primitivi, in esseri sovrannaturali che animerebbero l’intera natura, sia organica sia inorganica; in altre parole, secondo questo concetto ogni essere vivente possiede un’anima.

È abbastanza evidente che entrambi i concetti, pur se sostanzialmente relativi a credenze diverse, hanno in qualche modo in comune la relazione che potrebbe esserci tra i vivi e i morti. Inoltre a ben vedere sia l’anima che lo spirito sono concetti astratti che nessuno è in grado di identificare in modo inequivocabile. Ne consegue che ciascuno attribuisce ai due termini significati diversi a seconda delle situazioni, delle proprie credenze e di consolidate consuetudini, fino al punto, come riportato sopra, di una naturale intercambiabilità fra di essi. Ne emerge quindi, una palese contraddizione e una inevitabile confusione data soprattutto dall’enorme componente religiosa o pseudo tale attribuita a entrambi, cosa che primariamente rispetto ad altre ragioni, ha contribuito a rendere i due termini di pari significato.

Un’altra ragione risiede nel fatto che da sempre l’uomo ha creduto in un mondo oltre, e ovviamente quello dei morti è il più affascinante proprio per il mistero che l’avvolge. In questa analisi non si può dimenticare che in alcune religioni, già in tempi antichi, si riferiva di una sorta di involucro che avvolge ogni individuo, chiamato aura. Nelle dottrine orientali questa credenza ha una importanza enorme e in genere la si identifica come una specie di corazza energetica.

Stranamente nelle dottrine occidentali questo concetto è meno diffuso nonostante siano stati fatti studi approfonditi per determinarne la presenza, con risultati confortanti per darne la conferma. Insomma, l’esito di questi esperimenti ha dimostrato la presenza di campi magnetici in ogni essere vivente e non. Inoltre, proprio dal linguaggio comune, emergono espressioni che stanno proprio a indicare questa energia come, per esempio, quando si parla di una persona di animo buono per evidenziare la sua empatia nel trasmettere vibrazioni piacevoli, oppure di qualcuno di spirito allegro, capace di infondere gioia a chi gli è vicino. Tutto questo altro non è che una sorta di comunicazione non verbale che si concretizza nell’emettere onde energetiche che vengono percepite inconsciamente.

Questi campi magnetici non sono altro che energia, che potremmo definire meglio come energia vitale. È proprio grazie a questa energia che gli esseri viventi riescono a esistere su questa terra. E come tutti i campi magnetici è influenzabile da altri campi magnetici in maniera più o meno significativa a seconda della vicinanza fra loro. Un po’ come succede quando si avvicinano due calamite che si respingono con i segni uguali e si attraggono con i segni opposti. Ecco spiegato perché fra due persone ci può essere una forte attrazione (amicizia, amore, affetto) oppure una forte repulsione (acredine, rancore, acrimonia, astio). A ben vedere, questo comportamento non è dissimile da quello dell’anima e dello spirito i quali ritrovano un sano equilibrio quando si affiancano a entità simili, mentre soffrono un fastidioso disagio quando si avvicinano a forze opposte.

Posto che quanto sopra corrisponda al vero e facendo scevre da qualsiasi influenza religiosa le affermazioni riportate, ci si potrebbe domandare: ma allora con la morte si perde anche l’energia vitale?

Secondo quanto affermato da Lavoisier nella sua famosa legge sulla conservazione della massa (nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma), studi successivi hanno dimostrato che essa vale anche per la conservazione dell’energia. In altre parole l’energia vitale che si riceve nel momento del “concepimento” non viene perduta con la morte, ma trasferita ad una energia superiore che potremmo definire cosmica. Se infatti l’energia vitale permette agli esseri vitali di esistere per un determinato periodo di tempo consentendo loro di svolgere tutte le funzioni e le azioni che gli competono, analogamente l’energia cosmica è quella che permette a tutti gli elementi che costituiscono l’universo, di muoversi e di ruotare fra loro secondo specifiche leggi.

In conclusione più che di anima e spirito dovremmo parlare di energia, perché è grazie a lei che riusciamo a esistere. Ed è grazie all’energia cosmica che l’intero universo si muove e a cui apparteniamo indissolubilmente.

06-08-2024

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