Discorso sulla genetica

Senza volere pretendere né potermi arrogare competenze che non ho, intendo qui porre l’attenzione su un argomento che ormai da anni cerco di collocare in un certo contesto, analizzando aspetti che non hanno nulla di scientifico ma che a mio avviso possono essere intuiti e interpretati anche da chi non possiede conoscenze scientifiche in materia di genetica. Ne consegue che determinate considerazioni possono essere confutate e ritenute incorrette da chi possieda competenze che io non ho.
È ormai di dominio pubblico il fatto che i geni sono portatori di quei cromosomi che caratterizzano ciascun individuo. Non a caso dal 1995 la scienza ha messo a disposizione le conoscenze sulla ricerca genetica del DNA nelle indagini investigative anche se la scoperta del DNA risale alla metà degli anni sessanta.
Altrettanto noto è il fatto che dall’unione di due individui di sesso diverso si assiste alla fusione dei rispettivi cromosomi dando origine ad un nuovo individuo con un DNA che è al tempo stesso diverso ma uguale a quello dei DNA originari. Cioè dire che il nuovo DNA XY possiede le caratteristiche sia del DNA X che del DNA Y.
Cosa significa tutto questo?
Significa che il nuovo individuo possiede nel suo DNA dei cromosomi composti da X e Y i quali contengono delle informazioni genetiche molto importanti che riguardano sia le caratteristiche fisiche che quelle psichiche, ricevute dai genitori.
Quali sono queste caratteristiche?
Sarà capitato sicuramente a qualcuno sentir parlare di particolari caratteristiche “genetiche” in caso di malattie, comportamenti o aspetti fisici particolari come ad esempio il colore dei capelli, la statura, un certo modo di camminare o il tipo di risata. Quindi ne possiamo dedurre che così come i genitori trasmettono al nuovo individuo alcune caratteristiche fisiche allo stesso tempo vengono trasmesse anche quelle psichiche. Ad esempio la tendenza alla depressione, alla violenza, all’irritabilità, alla sensibilità, alle capacità intellettive, alla creatività ed altro ancora.
Tralasciando per il momento le caratteristiche fisiche che sono più facilmente individuabili, soffermiamoci ad analizzare con maggiore attenzione quelle psichiche che sono ovviamente meno evidenti.
Ciò nondimeno è facile scoprire che, ad esempio parlando con i propri famigliari di fatti accaduti nel passato ai propri progenitori, risalendo in qualche modo la storia della propria famiglia, certi comportamenti di alcuni soggetti sono simili a quelli di qualche antenato vissuto decine di anni prima.
In altri termini, attraverso la trasmissione genetica, i cromosomi contengono nel loro bagaglio di informazioni, non soltanto quelle che riguardano le caratteristiche fisiche ma anche le esperienze vissute dai singoli individui durante la loro vita. Esperienze che in qualche modo hanno lasciato un segnale, cioè una informazione che è stata registrata e si è andata a collocare all’interno di uno specifico cromosoma aggiungendosi al bagaglio genetico di quell’individuo.
Come è possibile che accada questo?
Il cervello umano è la centralina che riceve impulsi elettrici da ogni parte del corpo, li elabora e attraverso nuovi impulsi elettrici li rimanda a quelle parti del corpo che devono reagire alla causa che ha generato i primi segnali. Questi impulsi elettrici vengono trasformati in processi chimici che talvolta coinvolgono aree molto delicate del corpo umano. Una delle più delicate è proprio il DNA. Ne consegue che quelle particolari esperienze vissute, che attraverso un processo elettrochimico riescono a comportare un mutamento di qualche cromosoma, segnano un cambiamento che viene registrato o memorizzato dal cromosoma stesso che a sua volta lo trasmetterà sotto forma di informazione genetica al nuovo individuo nel momento della procreazione.
Le conseguenze di questo processo, che solo in tempi recenti è stato preso in considerazione grazie agli studi fatti proprio in capo genetico, ci indicano una particolarità del genere umano che meriterebbe di essere più ampiamente conosciuta per capire alcuni aspetti importantissimi che riguardano ogni individuo singolarmente, ma anche come membro della comunità.
Infatti, ogni individuo pur rimanendo unico nella sua specificità, grazie al bagaglio di informazioni contenuto nei cromosomi che formano il DNA, in realtà non è altro che il risultato di qualcosa che ha ereditato da un passato che non ha vissuto, ma che in qualche modo si ritrova senza sapere di possederlo. Certi suoi comportamenti non sono altro che la replica di ciò che qualche suo antenato ha vissuto in un tempo passato più o meno recente, forse anche remoto.
Molti studiosi hanno dedicato a questo tema approfondite ricerche per cercare di spiegare questo insieme di fenomeni che viene definito la “Sindrome degli Antenati”. Sembrerebbe infatti che certi comportamenti, o accadimenti o fatti apparentemente inspiegabili si ripetano con una strabiliante ciclicità legata addirittura a periodi, date o fatti accaduti in tempi passati e che si ripetono poi esattamente nelle stesse modalità dopo un determinato ciclo, con precisione quasi matematica.
In verità questo non dovrebbe stupire oltremodo giacché un determinato evento, una volta memorizzato all’interno del bagaglio cromosomico, conserva tutti i dettagli di come, dove, quando quell’evento si è verificato. Non bisogna dimenticare, inoltre, che la ciclicità è parte integrante dell’universo sia come rotazione che come ripetitività dei fenomeni. Ne sono prova il moto dei corpi celesti, l’alternarsi del giorno e della notte, delle stagioni, del ciclo vitale: nascita crescita morte. In definitiva queste sono le leggi basilari della Natura e gli esseri umani rispondono appieno a queste leggi in ogni loro manifestazione. Sembra comunque che quasi tutti gli studiosi della Sindrome degli Antenati, nonostante ne abbiano delineato la scientificità sotto il profilo psicologico con innumerevoli prove documentate, non siano ancora riusciti a dare una spiegazione a come ciò avvenga e quale meccanismo sia alla base di tale sindrome. Sotto l’aspetto biologico invece la scienza si focalizza prevalentemente sulle funzioni del cervello andando ad analizzare il fenomeno da un punto di vista neurologico.

La mia idea rimane legata alla trasmissione genetica ma poiché questa spiegazione non ha valore scientifico e le molte domande senza risposta pongono ancora dubbi su fenomeni apparentemente misteriosi, la discussione rimane aperta.
A questo punto potrebbero entrare in campo teorie di carattere filosofico religioso che alcune correnti di pensiero riconducono all’animismo, allo spiritismo, alla reincarnazione e altro ancora.
Non vorrei addentrarmi in questi argomenti che proprio per via della loro pluralità tendono a discordanze e a verità contrastanti tra loro.
Ritengo invece più appropriato considerare l’aspetto strettamente genetico legato alla trasmissione esperienziale tra consanguinei nel processo di procreazione, per evidenziare come in realtà ogni individuo è la continuazione vivente di una realtà apparentemente svanita ma che resta sia come insita nell’individuo che l’ha ereditata, sia come energia potenziale da poter sviluppare e rendere attiva nel momento che tale individuo ne assume consapevolezza e ne trae vantaggio.
Un aspetto che potrebbe contribuire a supportare l’ipotesi della trasmissione genetica è dato proprio dall’energia vitale che personalmente preferisco definire “energia cosmica”.
L’universo è pervaso da energia e questa si ritrova in ogni elemento che costituisce il cosmo. Di questa energia ne usufruiscono in particolare gli esseri viventi, e gli esseri umani ne sono a conoscenza. Infatti, oltre a studi e sperimentazioni atte a dimostrare l’esistenza di questa energia, l’uomo usa più o meno consapevolmente questa energia nello svolgimento delle sue più svariate attività.
Volendo collegare questa energia a quanto finora esposto circa il bagaglio cromosomico non si può non prendere in considerazione che la trasmissione genetica avviene attraverso l’atto sessuale. Una cosa che caratterizza l’atto sessuale è l’orgasmo, quel qualcosa noto a tutti ma difficilmente spiegabile in termini scientifici. Infatti senza l’orgasmo l’atto sessuale sarebbe semplicemente una funzione meccanica.
Allora a cosa serve l’orgasmo?
Serve a stimolare la produzione di energia cosmica, quell’effetto magico che mette in moto ogni cosa e che fornisce il soffio di vita, quel sacro tocco che genera e si espande e si ripete moltiplicandosi in nuove forme trascinando con se ogni sapere, ogni memoria, ogni esperienza vissuta. Questa energia è in grado di fondere cromosomi diversi per generarne di nuovi, carichi del sapere ancestrale che appartiene non solo al singolo individuo ma a tutto il genere umano. Ed è grazie a questa energia che il ciclo si ripete ogni volta con nuove informazioni più adatte al periodo storico che il nuovo individuo dovrà affrontare.
Questa energia, che definisco cosmica, è qualcosa che unisce tutti gli esseri viventi e in particolare l’umanità, tale che tutti indistintamente siamo legati agli stessi fenomeni archetipi. Unisce tutti indistintamente e ciascuno risponde a questa legge naturale per sé, nel modo personale che caratterizza il singolo individuo in base alle esperienze vissute.
Ci meravigliamo talvolta che bambini di pochi anni sappiano già leggere o addirittura usare i telefonini senza mai essere andati a scuola. Dove e come hanno imparato tutto ciò?
Magari quando i loro genitori erano a loro volta bambini avranno imparato a leggere andando a scuola e quindi in una età più avanzata. Questo processo di evoluzione risiede, a mio avviso, nella trasmissione delle esperienze passate attraverso lo scambio genetico, consentendo alle nuove generazioni di adattarsi alle nuove condizioni di vita grazie alle esperienze di vita vissute dai loro genitori e dai loro antenati. E questo nel bene e nel male perché la vita riserva sia buone che cattive esperienze.

03-06-2017

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