Libertà

«Libertas (…) non in eo est ut iusto utamur domino, sed ut nullo.»
«La libertà (…) non consiste nell’avere un buon padrone, ma nel non averne affatto.»
(Marco Tullio Cicerone, De re publica, Libro II, Paragrafo 23)
Per libertà s’intende la condizione per cui un individuo può decidere di pensare, esprimersi ed agire senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.
Secondo una concezione non solo kantiana, la libertà è una condizione formale della scelta che, quando si tramuterà in atto, in azione concreta, risentirà necessariamente dei condizionamenti che le vengono dal mondo reale, sottoposto alle leggi fisiche necessitanti, o da situazioni determinanti di altra natura.
Riguardo all’ambito in cui si opera la libera scelta si parla di libertà morale, giuridica, economica, politica, di pensiero, libertà metafisica, religiosa ecc.
(fonte: Wikipedia)

La libertà è un principio o un sentimento? È un diritto o un valore morale?
Al di là di ogni definizione che si possa attribuire a questo concetto resta innegabile che da sempre l’uomo ha inseguito il sogno di libertà. Il motivo è molto semplice: la libertà è qualcosa di molto complesso per i suoi molteplici aspetti, così come riportato nel breve elenco che ne fa Wikipedia, e in massima parte questo è dovuto al fatto che l’animo umano, nella sua complessità attribuisce alla libertà valore mutevole a seconda delle inclinazioni individuali, del momento storico, della situazione politico economica e via dicendo. Insomma i fattori che incidono sul significato da attribuire alla libertà sono pressoché infiniti e per tale ragione può sembrare aleatorio dare una definizione chiara e univoca della libertà.
Del resto se si parla di libertà, in genere e per lo più, ci si riferisce a quella individuale. Ma l’uomo è un essere sociale e poiché ciascun individuo aspira alla sua libertà, sembra a questo punto valere il detto che la libertà propria finisce quando inizia quella di qualcun altro. In altri termini, quando si vive in un contesto sociale non si può pretendere che la propria libertà individuale prevalga su quella di qualcun altro, poiché questi si sentirebbe a sua volta limitato nella sua libertà.
Quindi se ne deduce che la libertà è qualcosa che comunque risente di influenze e condizionamenti esterni tale che non si può affermare la possibilità di una libertà assoluta e aprioristica. In qualche modo ogni forma di libertà ha delle limitazioni che vincolano, sotto svariate forme e profili, quello che in maniera utopistica sembrerebbe essere il più alto valore umano.

Volendo semplificare con alcuni esempi potremmo considerare la libertà di spostamento (da non confondere con la libertà di movimento in senso fisico es: muovere un braccio o muoversi da una stanza all’altra). Spostarsi da una città ad un’altra è una libertà consentita all’interno di uno stato o fra stati che sono sottoposti a leggi di reciprocità, mentre lo spostamento da uno stato all’altro è spesso vincolato da visti e concessioni rilasciati dalle autorità locali che possono vietare tale libertà. Basti pensare che nel nostro paese durante il medioevo per passare da una regione ad un’altra si dovevano pagare dazi o gabelle, cosa che tutt’ora avviene fra alcuni stati nella fase di import-export di alcune merci, imponendo quindi una limitazione a questo tipo di libertà.

La propria libertà di scelta è sicuramente quella più praticata poiché in qualche modo ciascuno è libero di scegliere in che modo condurre la propria esistenza, pur considerando che molto spesso tali scelte sono anch’esse condizionate da vari fattori, da consuetudini, da costumi e leggi non scritte. Ciascuno è libero di scegliere di sposarsi o di mantenere il celibato, di avere figli o di adottarli, di fare il medico piuttosto che l’ingegnere, di rimanere ignorante piuttosto che studiare per istruirsi. Ma anche qui le scelte sono comunque esercitate liberamente all’interno di schemi, regole, leggi ed esigenze che non sempre lasciano ampio spazio a quella che dovrebbe essere la libertà.

Quando si parla di libertà però, il nervo scoperto che sempre ricorre nel comune senso popolare è la limitazione alla libertà di pensiero e azione. In altre parole il senso di insofferenza verso certe leggi dello stato è motivato dalla sensazione che esse siano troppo invasive e particolarmente limitanti nei confronti della libertà individuale.
Naturalmente questo è tanto più vero quanto più uno stato è autoritario e impone un rigore eccessivo nell’applicazione delle leggi. Ma è altrettanto vero che nell’animo umano il senso di rivalsa o la smania di affermazione di sé si manifesta anche laddove ci siano condizioni permissiviste e tutt’altro che impositive. Se deduce che il limite tra libertà e costrizione è estremamente labile laddove entrano in gioco elementi e valutazioni soggettive, proprio per via che l’animo umano è mutevole e diversificato e che il valore che ciascuno attribuisce alla libertà diventa poi così personalizzato da svilire completamente quello che dovrebbe essere invece un principio egualitario.

Si dovrebbe invece avere sempre presente che alfine di mantenere lo stato sociale, certe regole e leggi sono necessarie proprio per impedire che l’eccesso di libertà individuale si trasformi in un danno per gli altri. Il vivere comune esige in modo inequivocabile che ci sia il rispetto reciproco e una esaltazione invadente del proprio io, irriverente del prossimo e irrispettosa delle leggi della civile convivenza, non può in alcun modo essere considerata una libertà accettabile.

Ancor più toccante e sentito è invece l’argomento che riguarda la libertà di pensiero e di espressione. Lo spettro delle dittature ha segnato in maniera significativa l’immaginario popolare tale che aleggia da sempre il timore di una limitazione di queste due libertà, ritenute a buona ragione fondamentali.
È innegabile che limitare la libertà di pensiero e di espressione sia l’azione più spregevole che si possa commettere nei confronti di un individuo. Ne abbiamo esempi eclatanti che nei secoli hanno segnato la storia dell’umanità lasciandoci al tempo stesso un segnale di quanto in taluni casi l’autorità scada in azioni di pura disumanità. Primo fra tutti il caso di Socrates che fu costretto al suicidio a seguito di ignominiose accuse avverso il suo pensiero filosofico. Ma purtroppo questo non è l’unico caso, che invece si accomuna a quelli più recenti e famosi di Tommaso Campanella imprigionato per oltre trent’anni, di Giordano Bruno bruciato vivo per le sue idee rivoluzionarie, e di Galileo Galilei costretto all’abiura delle sue scoperte scientifiche. L’elenco potrebbe continuare con un’infinità di altri nomi meno noti ma già questo basti a dimostrazione che in tutti questi casi l’abuso del potere a limitare la libertà di pensiero e di espressione è senza alcun dubbio deprecabile.
È pur vero che il potere abusa spesso anche sotto altre forme, ma questo è tanto più frequente quanto più le popolazioni sono sottomesse e poco istruite in merito ai propri diritti fondamentali. Diritti già sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, proclamata dall’Assemblea delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.
Ciononostante nel mondo si assiste a continui soprusi e inammissibili violazioni di tale dichiarazione anche da parte di paesi firmatari.

Difendere la propria libertà di pensiero in fondo non è cosa complessa poiché pensare è qualcosa che si può fare in completa autonomia anche senza la necessità di comunicarlo o diffonderlo. Diversamente, esprimere il proprio pensiero in determinate circostanze è una libertà che può trovare ostacoli più o meno gravi, sempre a seconda del contesto e nel modo in cui tutto ciò avviene.
Martin Luther King ebbe il coraggio di esprimere le proprie idee in uno dei momenti peggiori per esercitare questa libertà in America. Ma il suo coraggio lo ha ripagato come un esempio storico anche se a costo della sua stessa vita, così come accadde a Malcom X. Altrettanto dicasi per Ghandi, mentre Mandela dovette subire il carcere per lunghi anni.
In altre parole nessuno può vietarci la libertà di pensiero e di espressione purché si sia disposti a affrontarne gli ostacoli e gli ostruzionismi, anche a costo della vita.

Al giorno d’oggi però si assiste ad un fenomeno opposto, e cioè che l’eccessiva libertà di pensiero, se manovrata in maniera opportuna attraverso i media e i social, consente di creare la diffusione di idee, opinioni e falsità tali da modificare il comportamento sociale, di influenzarne le scelte e finanche di screditare questo o quel personaggio che per qualche motivo risulta scomodo al potere costituito.

In conclusione, per quanto la libertà sia qualcosa a cui ciascuno aspira per sentirsi in qualche modo svincolato da tutte quelle regole che per varie ragioni personali risultano scomode, resta un principio non facile da gestire, pur se fondamentale, e che richiede un’attenta e profonda riflessione personale affinché ciascuno gli attribuisca nella giusta misura il valore che merita, senza però trasformarlo in uno strumento da usare a piacimento, a proprio uso e consumo, magari tenendo sempre a mente le parole di Marco Tullio Cicerone, perché se è vero che la libertà è non avere alcun padrone, spesso il nostro peggior padrone siamo noi stessi.

21-04-2019

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