Beethoven perse l’udito non ancora trentenne.
Ciò nonostante continuò a suonare e comporre musica scrivendo e leggendo le note sugli spartiti cha aveva imparato a fare già all’età di undici anni.
Ogni nota aveva un suono anche se lui non era in grado si sentirlo e l’insieme di più note in sequenza erano un’armonia che non era in grado di ascoltare. Ma ne conosceva bene il suono e poteva scrivere opere maestose passate alla storia così come le conosciamo.
Se le note musicali avevano per Beethoven un suono preciso, allo stesso modo le parole hanno un significato preciso.
La magia delle parole risiede nella loro capacità evocativa, nel loro potere di risvegliare, con il loro significato, emozioni e sensazioni a cui sono legate.
La magia delle parole consiste proprio nel suscitare sentimenti sopiti che solo con un’accurata sequenza vanno a comporsi in frasi e periodi pieni di innumerevoli significati e dall’insieme di periodi e capitoli ecco che nasce l’opera scritta, la cui ricchezza è data dalla capacità dello scrittore di saper dosare ogni singola parola e abbinarla alle altre per trarne il miglio risultato possibile. Esattamente come faceva Beethoven con le sue note musicali.
C’è un altro esempio che merita citazione e cioè Omero che, nonostante fosse cieco, compose opere leggendarie.
Lo scrittore può, per sua fortuna, scrivere e leggere e ascoltare ciò che ha scritto deliziandosi della sua opera.
L’Arte vera nasce dall’anima dell’artista, dal suo cuore.
14-01-2025